I 60 anni dell'Autostrada che unì l'Italia

Scritto il 03/12/2024
da Vincenzo Castellano

AGI - La spina dorsale dell'Italia, da Milano a Napoli, toccando Bologna, Firenze e Roma, 764 chilometri da nord a sud. Questa è stata l'Autostrada del Sole, questa è tuttora la A1, 60 anni dopo il taglio del nastro avvenuto il 4 ottobre 1964 a Firenze, alla presenza dell'allora presidente del Consiglio, Aldo Moro, mentre la posa della prima pietra della grandiosa opera infrastrutturale c'era stata il 19 maggio 1956 a San Donato Milanese, con presente alla cerimonia l'allora presidente della Repubblica, Giovanni Gronchi.

E oggi, grazie a una mostra allestita alla GNAMC, la Galleria nazionale d'arte moderna e contemporanea di Roma, attraverso le foto attuali scattate da tre professionisti dell'obiettivo e i filmati d'epoca provenienti dall'Archivio Luce Cinecittà è possibile 60 anni dopo ripercorrere quel viaggio con gli occhi di adesso ma lasciando anche ampio spazio alla propria immaginazione vedendo quella che rappresenta molto più di un'infrastruttura.

Perché l'Autosole è un racconto epico che ha segnato il futuro dell'Italia. La mostra sarà visitabile fino al 28 febbraio 2025, a proporla sono il Ministero della Cultura, l'Archivio Storico Luce Cinecittà e le foto dei tre artisti dell'obiettivo, Luca Campigotto, Silvia Camporesi e Barbara Cannizzaro, che indirizzano su un percorso per riscoprire i luoghi e la strada che fa parte della memoria e del presente degli italiani nonché un'opera che rappresenta il collegamento tra nord e sud.

Che cos'è l'Autostrada del Sole

Quando si dice Autostrada del Sole si dice un'infrastruttura che con un finanziamento di 100 miliardi di lire ha sfidato i limiti dell'ingegneria, con 113 ponti e viadotti, 572 cavalcavia, 38 gallerie e 57 raccordi, con soluzioni progettuali d'avanguardia firmate da grandi nomi come Riccardo Morandi e Giorgio Macchi. Non è la prima autostrada italiana in assoluto, in precedenza - agli inizi degli anni Venti, l'ingegner Piero Puricelli progettò un rettilineo a due corsie che da Milano portava a Varese e alla regione dei laghi, e il primo tratto autostradale al mondo - sì, qualcosa del genere non c'era da alcuna parte del pianeta - fu inaugurato il 21 settembre 1924 da re Vittorio Emanuele III. La nuova impresa sarebbe partita, e partì, dalla stessa città, Milano, ma questa volta sviluppandosi in direzione sud.

Un'impresa titanica che questa mostra prova a raccontare, e lo fa con efficacia di immagini e contenuti video, raccontando qualcosa che mise insieme pubblico e privato, politica e imprenditoria, classe di lavoratori e classi di dirigenti e coinvolgendo quattro delle più importanti imprese di allora del Paese: Agip (Eni), Fiat, Italcementi e Pirelli.

Opera titanica, si è detto, che rappresentò una grande prova per le sfide ingegneristiche, economiche e organizzative e che comportava tempi strettissimi di realizzazione, e infatti da Milano a Roma fu ultimata in soli otto anni, per l'appunto tra la cerimonia della posa della prima pietra e la cerimonia del taglio del nastro.

La direttrice dello GNAMC si è detta "molto felice di accogliere una mostra che si inserisce all'interno del percorso espositivo sul futurismo", perché proprio oggi parte allo GNAMC il viaggio attraverso il futurismo. "L'Autostrada del Sole cambiò profondamente il ritmo della vita del Paese - ha sottolineato Mazzantini - favorendo il miglioramento e quindi il cambiamento dell'Italia. Ed è un'opera d'arte per i suoi ponti, viadotti, per il suo tracciato".

Per il sottosegretario Borgonzoni "celebriamo un'impresa leggendaria che ha cambiato la vita degli italiani, rappresentando un effetto volano per l'economia nonchè un tassello fondamentale delle eccellenze italiane all'estero. La volontà di unire persone e territori, infatti, fu più forte di tutti gli ostacoli che si incontrarono durante la costruzione dell'opera". E oggi "il lavoro del Ministero della Cultura, dell'Archivio Storico Luce Cinecittà e dei fotografi e artisti coinvolti vuole celebrare il ricordo dell'intera narrazione storica che precede e rende quest'opera un eterno simbolo dell'unità nazionale".

La Galleria nazionale d'arte moderna e contemporanea "è il luogo più adatto per una mostra del genere. Grande merito va riconosciuto all'Archivio Luce Cinecittà: l'archivio è come l'autostrada, è qualcosa di vivo e in quanto tale va sempre curato. L'A1 è per noi italiani un racconto di quella che è stata la nostra infanzia, l'autostrada accompagna la vita di ognuno e i ricordi di tantissimi italiani che lavoravano, e lavorano, in posti lontani da quelli di origine e residenza".

A sua volta la presidente di Cinecittà ha evidenziato che l'Autostrada del Sole "è stata una rivoluzione, al pari del passaggio dal calesse all'automobile. Intorno ad essa c'è stato un dibattito culturale che ha coinvolto tante figure, come intellettuali e storici dell'arte. La mostra è polifonica, è nazionale, racconta l'incontro tra pubblico e privato, racconta i tanti che lungo il tracciato hanno lavorato con le proprie competenze".

I tre fotografi hanno avuto compiti ben precisi: a Luca Campigotto è stato chiesto di fissare con i suoi scatti il tracciato autostradale, in ore diverse della giornata e in punti diversi; a Silvia Camporesi quello di fissare quello che si può vedere tutt'intorno - paesi, città, colline, monti - oltre il tracciato mentre si percorre l'autostrada, mentre a Barbara Cannizzaro quello di farci vedere la vita nelle aree di sosta, nelle stazioni di servizio autostradali, e le soste restano nella memoria di chi viaggia perché consentono di interagire con gli altri, anche se sconosciuti.

Quindi Campigotto e Camporesi quasi in solitudine nella scelta di temi e immagini, Cannizzaro 'immersa' nella confusione di un'umanità in un'area di servizio. Ma tutti e tre per disegnare un quadro definito che racconti cosa è oggi l'autostrada in Italia, 60 anni dopo. E non a caso Sbarigia ha sottolineato che l'Autostrada del Sole è "un luogo che non abbiamo mai smesso di attraversare, ognuno con la propria sensibilità e il proprio sguardo.

La mostra ripercorre quel viaggio dalla posa della prima pietra fino ad oggi, attraverso i volti dei passeggeri e conducenti, i paesaggi poetici e i monumenti che costeggiano la grande infrastruttura che ha unito l'Italia. Ogni immagine vuole essere immaginata, è un appello rivolto agli spettatori", e questa mostra fotografica vuole ricordare quella che è "la moderna 'regina viarum'".

E anche la scelta di chiamarla A1, con la prima lettera dell'alfabeto e il numero che comunica il primato, evidenziò allora la voglia di fare meglio e prima di tutti. Ecco perché si parla di opera titanica e di grande prova. La risoluzione dei problemi ingegneristici che l'impresa comportava e la decisione di organizzare la costruzione per piccoli lotti, cosi' da poter appaltare costruzione e progettazione a più imprese contemporaneamente, portarono a una grande varietà di soluzioni costruite distribuite lungo l'intero tracciato, ma tutte brillanti e di altissima qualità. Come appare evidente soprattutto nei ponti: tutti diversi ma quasi tutti in calcestruzzo armato. Il che costituì un banco di prova eccezionale per la scuola italiana di ingegneria, su cui si cimentarono progettisti di valore come Arrigo Carè, Giorgio Giannelli, Carlo cestelli Guidi, Giulio Krall, Giorgio Macchi, Riccardo Morandi, Guido Oberti, Silvano Zorzi, per citarne alcuni. E alcune riproduzioni di quei ponti furono esposte, insieme ad altre opere di ingegneria, alla mostra del Moma di New York intitolata 'Art in Changing World: 1884-1964: Twentieth Centuyry Engeneering".

Stiamo parlando del 1964 e i lavori di costruzione dell'intera A1 non erano ancora terminati... E anche per quel che riguarda l'architettura, l'Autostrada del Sole fu occasione per sviluppare nuove forme. Si pensi ad esempio all'Autogrill Pavesi: fu la prima stazione di ristoro 'a ponte' in Europa. Una tipologia poi replicata più volte lungo la rete autostradale italiana. Oppure si pensi alla tipologia dell'edificio sacro: chissà quante volte, percorrendo la A1, avremo visto la Chiesa di San Giovanni alle porte di Firenze, detta 'chiesa dell'autostrada', un progetto di Giovanni Michelucci che modella il cemento armato per evocare una grande tenda, percepibile come tale anche guardandola dal finestrino dell'auto che sfreccia e che però vuole anche essere l'interpretazione della mobilità non solo come andare da una parte verso un'altra parte ma anche come una metafora dell'incontro.

E poi come dimenticare i tanti film che hanno avuto la A1 come set: 'L'autostrada del sole' diretto da Carlo Lizzani e interpretato da Alberto Sordi e Sylva Koscina nel film a episodi 'Thrilling' del 1965; oppure l'episodio 'Anna' interpretato da Sofia Loren e Marcello Mastroianni in 'Ieri, oggi e domani' del 1963 diretto da Vittorio De Sica e vincitore nel1965 dell'Oscar come miglior film straniero, fino a 'Bianco, Rosso e Verdone' del 1981, narrazione corale e ironica dell'italianità.